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Venezia, primo Cinquecento. A pochi decenni soltanto dalla rivoluzionaria invenzione di Gutenberg, la città è una stamperia a cielo aperto. Il numero di librai e stampatori continua a crescere, la concorrenza è feroce. Mentre i torchi macinano carta senza tregua, si affaccia con urgenza sulla scena il problema della qualità dei testi. I libri pieni di refusi e madornali errori durano infatti lo spazio di un mattino e, proprio per garantire l'"onore" dei testi pubblicati, gli stampatori cominciano a circondarsi di un fitto pulviscolo di collaboratori, che correggono, limano, "bulinano" scrupolosamente le pagine da mandare in stampa. Vengono detti, appunto, "correttori", e la loro importanza è tale che essi hanno spesso l'ultima parola sulla forma definitiva dell'opera. È il caso di Giovan Francesco Valier, brillante uomo di mondo che verrà scelto dagli eredi di Aldo Manuzio per correggere un libro che diventerà un bestseller, Il Cortigiano di Baldassar Castiglione. Ma il Valier vanta molti contatti anche sul fronte politico e coltiva un'ambizione che lo condurrà dalle stanze silenziose del suo lavoro di redattore ante litteram a una fine tragica e sconvolgente.
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